Per Philip Barker – studioso della storia delle Olimpiadi – i giochi di Mosca del 1980 furono i primi ad avere una cerimonia di apertura che consisteva in un vero e proprio spettacolo; prima di quell’evento, boicottato dagli USA e da altre potenze occidentali, “c’era la parata delle squadre, un po’ di bambini e musica, ma poi finiva lì”.
Con la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino del 2008, è stata raggiunta una vetta straordinaria e ineguagliata nella grandiosità degli allestimenti e delle rappresentazioni, un evento eccezionale che ha consacrato la Cina come una nazione di nuovo parte e artefice entusiasta della storia e del progresso mondiale dopo decenni d’isolamento e difficoltà. Uno spettacolo che ha permesso ai cinesi di autorappresentarsi e di comunicare al resto del mondo il proprio essere, la propria anima profonda, l’orgoglio delle proprie tradizioni millenarie, le conquiste e le aspirazioni di pace e prosperità comune. Milioni di spettatori sul pianeta hanno avuto così la possibilità di avvicinarsi alla cultura e al modo di sentire cinese attraverso una vera e propria rappresentazione teatrale di dimensioni colossali, piena di rimandi storici e simbolici. Fu un evento mirabile che ancora oggi non ci si stanca di riguardare.
Londra, con le Olimpiadi del 2012, cercò di non essere inferiore a Pechino, ma le mancò quella forza propulsiva ed entusiasmante caratteristica di chi, come la Cina, aveva caricato l’evento di un significato simbolico di ritorno sulla scena internazionale e di felicità per l’apertura al resto del mondo.
Una condizione simile a quella cinese è quella della Russia di Putin, una nazione che è stata per decenni boicottata dall’Occidente e che, ancora oggi, continua a essere guardata con diffidenza e sospetto facendo leva sul pregiudizio e la xenophobia, giocando con l’ignoranza delle popolazioni occidentali inconsapevoli delle millenarie culture russa e cinese.
Come nel caso delle Olimpiadi del 2008, molti in Occidente contavano sul terrorismo per rovinare la “festa” alla Russia: con Pechino la speranza mal celata di diversa feccia politica e mass-mediatica occidentale al servizio della NATO era che il terrorismo iuguro o tibetano si facesse sentire con qualche bombetta nei paraggi del “Nido d’Uccello” o, almeno, che potesse essere l’occasione per plateali proteste contro il PCC; con Mosca, che qualche kamikaze ceceno superasse le protezioni per farsi esplodere tra il pubblico o gli atleti, o che qualche gay o lesbica inscenasse qualche protesta.
Per fortuna nessune di queste criminali ed infantili speranze si è realizzata e, così come a Pechino, anche a Sochi i giochi sono proseguiti nella più totale serenità degli atleti e degli spettatori in un contesto di infrastrutture straordinariamente nuove, all’avanguardia ed efficienti.
Ma Sochi, come Pechino, oltreché per le stupide polemiche propagandistiche dell’Occidente, le medaglie ed i record, verrà sicuramente ricordata per la sua stupenda cerimonia di apertura. Pur essendo una cerimonia di giochi invernali, i russi hanno colto l’occasione per palesare al mondo intero la loro anima più profonda ed interiore, la loro rappresentazione di sé e della propria storia, per condividere con il mondo le loro aspettative e l’orgoglio del proprio passato, la gioia di essere tornati protagonisti dopo i travagli del crollo sovietico, della volontà e la consapevolezza di essere parte attiva del mondo e di poter dare grandi contributi allo sviluppo armonioso dell’umanità. L’hanno fatto allestendo un’imponente scenografia teatrale con più di due milioni di oggetti luminosi prodotti da 132 proiettori, dando agli spettatori speciali medaglioni, con un circuito aereo che ha sostenuto più di 80 grandi oggetti di scena, con 25 ascensori e 18 trappole sulla pavimentazione dello stadio per consentire la transizione tra le diverse fasi della cerimonia, con 3000 artisti, incluse le stelle del balletto russo, professionisti circensi, acrobati, cantanti, musicisti e giovani volontari adornati da più di 6000 costumi.
La cerimonia, formalmente intitolata “Dreams About Russia”, e divisa in 13 capitoli o scene, è stata prodotta sotto la guida di Konstantin Ernst, il direttore di Canale Uno, il più grande canale televisivo pubblico in Russia. Così Konstantin Ernst ha spiegato le finalità comunicative della cerimonia poco prima dell’apertura dei Giochi:

Konstantin Ernst con Vladimir Putin

“Vorrei raccontare una storia del mio paese in un modo che nessuno ha detto prima. Vorrei che le persone di tutto il mondo imparino, capiscano e magari amino i russi. Vorrei che le persone vedano la diversità della Russia attraverso gli occhi di una fanciulla, l’eroina principale della cerimonia. Il nome della bambina è Lyubov, che vuol dire amore nella lingua russa. E spero sinceramente che la gente senta l’amore dei nostri cuori, l’amore che vogliamo condividere con tutto il mondo».
Il personaggio principale della cerimonia è quindi una fanciulla di 11 anni con il bellissimo e simbolico nome di Lyubov, “amore”, che simbolizza l’anima della Russia. Lyubov ha avuto il compito di condurre gli spettatori attraverso l’intera manifestazione, raccontandogli i suoi sogni e coinvolgendoli in un magico viaggio attraverso il tempo e lo spazio, tra le vaste distese della Russia e secoli di storia patria.
Il primo passaggio della cerimonia è un filmato proiettato in tutto lo stadio con la rappresentazione di Lyubov che si addormenta nel suo letto lasciando scivolare al suo fianco un abbecedario. Sarà la fanciulla ad associare, nel suo sogno, ad ogni singola lettera (sono 33) dell’antico alfabeto cirillico russo, l’Azbuka, le persone e i traguardi più importanti della storia russa. Un filmato stupendo che subito lascia trapelare il messaggio profondo della cerimonia: la celebrazione delle conquiste umane, dello sforzo eroico dell’uomo e il grande contributo apportato dal popolo russo, con le sue invenzioni artistiche, scientifiche (per es. П sta per la tavola periodica degli elementi chimici di Mendeleev) e tecnologiche (В per Sikorsky, pioniere dell’aviazione), un grande rilievo assumendo quelle spaziali (per esempio Г per Gagarin, Л per il robot Lunokhod, О per Stazione spaziale, Ц per il padre dell’astronautica e missilistica Tsiolkovsky), riflesso di un profondo pathos cosmico dell’anima russa fuso insieme alla speranza di un mondo unito e armonioso (Ы sta per “Noi” e Ь per “Amore”), non dimentico della propria forza (И per Impero). Ecco il filmato, dal minuto 34:35  al minuto 38:30 del seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=ygluZ0tB8S4.

Al termine della proiezione la bambina compare in carne ed ossa al centro dello stadio e, sollevata in cielo da un aquilone, osserva il passaggio di otto enormi e diverse isole galleggianti, ognuna rappresentando un diverso paesaggio della sterminata Russia, dai ghiacci illuminati dalle luci polari sul Mar Glaciale Artico, agli scenari temperati di Sochi, dai vulcani della penisola di Kamchatka agli Urali, passando per un villaggio della Russia centrale.
Dopo l’intermezzo dell’inno e dell’alzabandiera della nazione ospitante, fatto dai cosmonauti Sergey Krikalev, Svetlana Savitskaya, Fedor Yurchikhin e Yelena Serova, e dopo la parata degli atleti in cui ogni squadra entrante era associata, sul pavimento dello stadio, all’immagine della nazione di appartenenza ripreso dallo spazio, il tutto accompagnato dal sottofondo musicale del popolare dj russo Leonid Rudenko – la cerimonia è continuata con la proiezione di un filmato intitolato l’ “Odissea Russa”. Il cortometraggio è un inno agli sforzi e alle opere dei russi, dalle imprese dei primi Argonauti che sbarcarono sulle coste del Mar Nero 100 anni prima della guerra di Troia fino alla fondazione di Novgorod e Kiev, dalle imprese di Pietro il Grande all’erezione delle opere monumentali di San Pietroburgo, dalle scoperte di Lodyguine fino alla costruzione dello stadio olimpico di Fisht proprio dove sbarcarono gli Argonauti millenni addietro. 

Finito il filmato, la narrazione del sogno di Lyubov continua attraverso la fantastica cavalcata di tre cavalli – che ricordano la troika immortalata da Gogol nelle “Le anime morte” – che tirano il Sole, con la rievocazione della mitica Kitezh fino alla curiosa e divertente rappresentazione della Cattedrale di San Basilio, dalle spettacolari scene delle imprese di Pietro il Grande fino alla straordinaria messa in scena della danza di Nataša Rostova descritta nel romanzo “Guerra e Pace” di Tolstoj, con i migliori ballerini russi nelle vesti di Pierre Bezuchov, Andrej Bolkonskij e Anatole Kuragin; il tutto accompagnato dalle magnifiche musiche classiche di vecchi e nuovi compositori russi.
E’ stata poi la volta del capitolo della rivoluzione comunista e del periodo sovietico. Un treno gigante e rosso – sospeso nell’aria – in un’atmosfera dinamica e ricca di suspense, compare nello stadio annunciando il prorompere della rivoluzione bolscevica del 1917. Il treno vibra annunciando la prometeica modernizzazione scientifica e meccanica dell’industria e dell’agricoltura mentre sotto la sua inarrestabile marcia, sopra allo stendersi di un enorme tappetto rosso, una danza futurista e avanguardista d’ingranaggi giganti in movimento – sincronizzata con le note incalzanti di “Ora, Avanti!” di Georgy Sviridov– composta di persone ardimentose, è colta nello sforzo e nell’entusiasmo dell’impresa comune della rivoluzione.
Dopo un breve intermezzo della Grande Guerra Patriottica, il nuovo capitolo che si apre è quello dedicato a “Mosca”, con l’evocazione di 40 anni di grandi costruzioni ed imprese prometeiche. Mosca è al centro di enormi trasformazioni, fermenti e sviluppo, si vedono erigersi grandi grattacieli e monumenti del neoclassicismo staliniano come la scultura iconica di Vera Mukhina “L’operaio e la Kolkhoznitsa”. Tutto ruota intorno alla simpatica figura novellistica sovietica per bambini dello zio Stëpa – interpretato dal campione di boxe Nikolai Valuev – un poliziotto dalla statura e corporatura enorme, un gigante buono, intorno alle cui vicende riemergono in modo gradevole i ricordi positivi e caratteristici del periodo sovietico come la valorizzazione del lavoro, la graduale apertura alla cultura occidentale nel 1960 con gli “stilyagi”, il senso dello sforzo, l’organizzazione della Gioventù Comunista, la conquista dell’aria e dello spazio, le macchine Lada e Volga, l’entusiasmo per le Olimpiadi di Mosca, il baby boom degli anni ’80… Il tutto immerso nei colori e nello stile tipico dell’arte sovietica figlia dei lavori avanguardisti di Kazimir Malevich, Alexander Rodchenko e El Lissitzky.
La fine dell’URSS è raffigurata simbolicamente con un pallocino rosso che sfugge dalle mani di Lyubov; la fanciulla, mentre canta una struggente cantilena, è a sua volta in volo sopra ad un altro e più grande pallone aereo di colore blu… come a dire che l’epopea sovietica è scivolata via ma nel profondo la Russia c’è ancora, con la sua anima eterna, cosmica ed universale (il pallone blu)…. Il  video del periodo sovietico dal minuto 2:15:00 al 2:28:30 del link precedentemente indicato: https://www.youtube.com/watch?v=ygluZ0tB8S4.

Nella parte conclusiva Lyubov accompagna il pubblico in un sogno futuro di un mondo di pace: una “Colomba di Pace” – che è anche il titolo di questo capitolo della cerimonia – è formata dalle ballerine danzanti illuminate nell’oscurità da particolari luci LED sulle note del “Lago dei Cigni” di Tchaikovsky. E’ un messaggio di pace e di amore che viene dal profondo dell’anima universale e cosmica del popolo russo, che non vuole smettere di sognare un mondo di fratellanza ed armonia.
E infine, nell’ultimo capitolo, una spettacolare rappresentazione dedicata agli atleti che con le loro conquiste sportive (invernali), vittorie, record e sforzi titanici rimangono nella gloria dei secoli, immortalati come Dei olimpici nelle volte celesti. E’ lo spirito delle Olimpiadi.
Il messaggio finale è che l’impresa sportiva, così come l’impresa scientifica e tecnica dell’umanità, del popolo russo e dei suoi eroi – realizzata attraverso lo sforzo e le fatiche che furono anche dei primi Argonauti – ha ricompensa nella gloria dei cieli in cui rimbombano le epiche imprese degli uomini sulla Terra e, un domani, nel Cosmo. E’ l’ “Odissea Russa”, è l’Odissea Umana, è l’Odissea sulla Terra, è l’Odissea nello Spazio (dal 3:03:15 al 3:09:00: https://www.youtube.com/watch?v=ygluZ0tB8S4).

Una cerimonia che rimarrà sicuramente, come quella di Pechino 2008, nella storia. Da guardare e riguardare per trarne ispirazione e coglierne sempre nuovi particolari ed aspetti, per imparare ed avvicinarsi al nostro grande – purtroppo denigrato e poco conosciuto – vicino e alla sua cultura. 
Grazie Russia, ultima nazione sovrana in Europa.
E grazie a Putin che ha reso possibile il ritorno di questa grande nazione che non smette mai di stupire e meravigliare chi abbia la voglia di conoscere con animo aperto, sincero e fraterno. 


Michele Franceschelli


NOTA: Al seguente link è possibile rivedere la cerimonia completa: The Complete Sochi 2014 Opening Ceremony | Sochi 2014 Winter Olympics

Articolo originariamente pubblicato sul giornale on-line 'Stato e Potenza'